Selettività alimentare autismo asperger

Sommario

Selettività alimentare nei bambini autistici

La selettività alimentare è una condizione normalmente transitoria che interessa la maggior parte dei bambini: il rifiuto di mangiare certi alimenti, o l’ossessione verso uno di essi, o ancora i capricci a tavola, sono da considerarsi normali nella fase dello sviluppo. Nei bambini con Asperger, tuttavia, queste problematiche possono essere esasperate. Cerchiamo di capirne di più.

Cos’è la selettività alimentare e quali sono le cause in bambini con Asperger

La selettività alimentare si riscontra in più del 70% de bambini con Asperger. Essa si manifesta fondamentalmente in due modi: in una rigidità nelle scelte alimentari e in una serie di comportamenti disfunzionali durante i pasti.

Uno studio basato sulle interviste ai genitori di 100 bambini coinvolti da disturbi dello spettro autistico, risalente all’anno 2000, ha fatto luce sui criteri che guidano le loro scelte alimentari. Tra questi criteri troviamo, in ordine di importanza, la consistenza dell’alimento, la presentazione, il gusto, l’odore, la temperatura. Alcuni genitori hanno rilevato nel caso dei propri figli altri canoni come la quantità, il colore, la forma, o addirittura l’aspetto della confezione o la marca. Inoltre, la ricerca ha rivelato che la reticenza verso il cibo non è connessa ad una generale mancanza di appetito, dal momento che il 67% dei soggetti si mostrava ‘schizzinoso’ nelle scelte alimentari, anche se il 73% di loro presentava un buon appetito.

Le cause della selettività alimentare in bambini con disturbi dello spettro autistico sono da ricondurre al loro attaccamento alla routine e alla loro alterata sensorialità. La reiterazione costante delle azioni (come dimostrano le stereotipie) rappresenta per chi è affetto da DSA una rassicurazione: per questo non c’è da stupirsi se si assiste a una reazione negativa forte di fronte a un repentino cambio dei piani, anche in quello alimentare. All’introduzione nella dieta di una pietanza nuova, il bambino può pertanto rispondere con disgusto e un atteggiamento di rifiuto. A rigettare sapori a cui non si è abituati, contribuisce inoltre l’elevata sensibilità dei cinque sensi.

Le caratteristiche della selettività alimentare e le conseguenze

Come già detto, la selettività alimentare coinvolge la scelta degli alimenti e i comportamenti assunti a tavola.

Nella scelta degli alimenti si assiste a tre possibili scenari:

  1. rifiuto di assumere determinate pietanze, nella maggior parte dei casi di alimenti sani, come frutta e specialmente verdura (probabilmente a causa del colore e del sapore);
  2. limitazione del regime dietetico a determinate categorie alimentari, scelte in base a certi criteri, come l’aspetto, il gusto, l’odore, etc.;
  3. consumo elevato di un unico alimento, ossia quando esso viene assunto più volte durante l’arco di una singola giornata.

Per quanto riguarda i comportamenti disfunzionali a tavola, possiamo rilevare il rifiuto di mangiare in compagnia, una masticazione eccessivamente lenta, difficoltà di concentrazione su ciò che si sta mangiando, aggressività verso se stessi o verso gli altri, pianti, grida, e irritabilità. Il bambino può rifiutarsi di ingerire, sputando l’alimento o vomitando. Questi atteggiamenti rischiano di rovinare un rituale prezioso, di solito sfruttato per l’interazione, la condivisione ed il confronto.

Oltre a conseguenze sul piano sociale, la selettività alimentare ha dirette conseguenze sul fisico di chi ne è interessato: la scarsa alimentazione è causa di un insufficiente apporto calorico mentre il rifiuto di certe pietanze, come frutta e verdura, non consentono la corretta introduzione di nutrienti essenziali, quali fibre e vitamine. L’alimentazione poco equilibrata può minare al corretto sviluppo, anche sul piano fisico, dell’individuo, e causare malattie come irritabilità intestinale, stitichezza o intolleranze alimentari.

Soluzioni per la selettività alimentare nei bambini con Asperger

La soluzione per la selettività alimentare nei bambini con Asperger è quella di agire su più fronti, coinvolgendo non solo un team di specialisti e il bambino, ma anche i genitori. Un nutrizionista ed altri esperti in campo alimentare possono fornire utili linee guida su cosa introdurre nella dieta e su come farlo, mentre un neuropsichiatra può avviare una terapia di tipo comportamentale, che si rivolga tanto ai genitori del bambino con DSA, quanto al bambino stesso, considerandolo nella sua specificità.

Per inserire nuovi alimenti all’interno della dieta, si consiglia di nasconderli all’interno di pietanze gradite dal fanciullo, affinché egli si abitui ad accettare il nuovo sapore senza traumi, in modo graduale.

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