tipologie di dislessia

Sommario

Dislessia evolutiva ed acquisita

La prima differenza che si può marcare è quella tra ‘dislessia evolutiva’ e ‘dislessia acquisita’. Nel primo caso, la condizione non si manifesta in seguito ad un trauma ma è naturalmente presente sin dalla nascita. Riguarda fondamentalmente chi non ha mai appreso a leggere correttamente e può interessare tanto i bambini, quanto gli adulti, se il problema non è stato affrontato con tempestività. Anche la seconda tipologia può presentarsi tanto durante l’infanzia quanto nell’età adulta, con la differenza che, come suggerisce il nome stesso, la dislessia acquisita è una condizione che si ‘acquista’ a seguito di un evento scatenante. È il caso di chi subisce un danno cerebrale e che aveva precedentemente capacità di lettura normali.

Ora, prima di trattare gli altri tipi di dislessia esistenti, conviene fare un preambolo fondamentale per la loro comprensione.

Imparare a leggere: come interpretiamo le parole

Quando dobbiamo imparare a leggere, l’interpretazione delle parole avviene attraverso due vie differenti e mettendo in atto due strategie differenti.

Le due vie che vengono percorse sono: la via morfologica/lessicale, che si intraprende quando ci troviamo di fronte a parole che già conosciamo o a parole irregolari, e che si basa sulla comprensione del termine nel suo insieme; la via fonologica, atta ad acquisire termini nuovi e non parole (ossia, che non esistono nella nostra lingua o sono prive di significato), che è caratterizzata dall’attribuzione ad un grafema del relativo fonema. La via morfologica/lessicale è la più rapida e richiede meno energia; quella fonologica è preziosa per imparare parole nuove, per comprendere eccezioni o parole estremamente lunghe.

Le due strategie che ci consentono di interpretare le parole, invece, sono la strategia visuopercettiva e la strategia linguistica. La prima si innesca nell’emisfero destro del nostro cervello, quello legato alle funzioni visuali-spaziali e dove avvengono i processi di tipo globale e sintetico. È preposta alla captazione ed acquisizione delle nuove informazioni che ci giungono dall’esterno. La seconda avviene nell’emisfero sinistro, legato alle funzioni linguistiche, e dove hanno luogo i processi analitici e sequenziali. Si occupa di organizzare ed approfondire le informazioni che sono già state acquisite.

Pertanto, la strategia visuopercettiva viene applicata per apprendere stimoli sconosciuti e complessi: le parole, poco o per niente familiari, sono interpretate grazie all’immaginazione. All’aumentare delle capacità di lettura viene meno questa necessità e si passa alla strategia di tipo linguistico: la lettura si basa sulle caratteristiche linguistiche del testo, che già ci sono note: è fondamentalmente un processo automatizzato di decodifica, che si attiva davanti a stimoli (o in questo caso a parole) familiari, conosciuti.

Nelle persone non dislessiche, la lettura avviene attraverso entrambe le vie menzionate e i due emisferi comunicano in modo equilibrato. Nelle persone dislessiche, si riscontrano problematiche correlate a questi modi di interpretare la lingua ed i suoi segni: in base alla problematica, si parla di un tipo specifico di dislessia.

I tipi di dislessia

I tipi di dislessia si possono suddividere in: lessicale (o superficiale); fonologica; profonda; percettiva; linguistica; mista.

Nella dislessia lessicale, chiamata anche superficiale, la capacità di interpretare il significato di una parola rimane intatta mentre alterata è la capacità di lettura. La pregressa conoscenza di un termine risulta inutile, poiché non si è in grado di accedere direttamente alle parole, interpretandole nel loro insieme. È maggiore in questo caso il ricorso alla via fonologica: dunque, sarà facile leggere parole regolari per l’associazione intuitiva fra grafema e fonema, mentre sarà complicato interpretare parole irregolari, sarà impossibile distinguere termini omofoni non omografi (come l’una/luna) e si assisterà ad errori di regolarizzazione.

La dislessia fonologica non riguarda i termini familiari perché la via lessicale resta inalterata e, anzi, più impiegata. Riguarda invece la complessità nel mettere in relazione un fonema al suo corrispettivo grafema: di conseguenza, si riscontreranno difficoltà nel leggere parole molto lunghe, o parole sconosciute o pseudoparole (costituite da sequenze di lettere prive di significato ma conformi all’ortografia di una lingua).

La dislessia profonda è dovuta ad una compromissione tanto della via lessicale quanto di quella fonologica ed è causa di errori derivazionali (mangiamo/mangiate, buono/bontà), visivi (sole/sola) ed errori semantici. Nell’ultimo caso si parla di ‘paralassie semantiche’: seppur comprendendo il significato di un termine, se ne legge uno con significato correlato ma non esatto (soldato/bersagliere).

La dislessia percettiva riguarda la perseveranza dell’analisi visuale-percettiva di un termine, cioè quando è difficoltoso il passaggio dell’informazione dall’emisfero destro del cervello a quello sinistro. Il risultato sarà una lettura lenta, con errori come balbettio, ripetizioni, lettura sillabica, autocorrezoni ed errori prosodici.

La dislessia linguistica è l’esatto contrario della precedente: il passaggio dell’informazione dall’emisfero destro a quello sinistro avviene troppo rapidamente, quando i processi di automatizzazione non sono ancora terminati. Cercando di interpretare un termine attraverso il significato o la sintassi della frase in cui è inserito, si assiste a una lettura di carattere anticipatorio: così, avremo errori come omissione di grafemi o sillabe (mata/matita), aggiunte (matitita/matita), sostituzioni (paravento/parafango), inversioni di sillabe (comodo/codomo).

La dislessia mista è presente quando sia la strategia visuopercettiva che linguistica sono compromesse: in tal caso, ci troveremo di fronte ad una velocità di lettura e ad una sua correttezza basse e alla presenza di errori tipici tanto della dislessia percettiva quanto di quella linguistica.

Considerazioni finali sui tipi di dislessie

In conclusione, possiamo vedere come la dislessia sia un disturbo specifico dell’apprendimento ricco di sfaccettature: è importante inquadrare la condizione nella categoria corretta per poter avviare una terapia mirata, capace di correggere il problema attraverso la giusta interpretazione.

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